5 ragazzi su 10 preoccupati per le conseguenze dell’intelligenza artificiale

Sono emersi interessanti risultati dal recente studio che ha coinvolto giovani ragazzi e che ha indagato sull’intelligenza artificiale e le sue conseguenze. Ecco i dati e cosa pensano i giovani italiani.

5 ragazzi su 10 preoccupati per l’IA

Il progresso tecnologico ha portato con sé molte promesse e opportunità, ma anche alcuni timori e preoccupazioni. Un recente studio condotto dall’Osservatorio scientifico del “Movimento Etico Digitale” ha rivelato che la giovane generazione italiana è generalmente ottimista sugli sviluppi dell’intelligenza artificiale (IA), ma al tempo stesso preoccupata per le conseguenze di questa tecnologia.

Secondo i dati emersi dall’indagine, cinque ragazzi su dieci tra gli 11 e i 18 anni hanno espresso preoccupazione per le possibili ripercussioni dell’IA sul mondo del lavoro e per la sicurezza dei propri dati personali. L’82% dei partecipanti ha dichiarato di desiderare una giornata dedicata a discutere di come la tecnologia digitale cambierà il futuro. Questi risultati hanno portato all’idea di istituire una Giornata Europea sulla Cittadinanza Digitale, proposta dal “Movimento Etico Digitale”.

Come viene percepito il web dai giovani

Se sull’intelligenza artificiale i giovani si sono espressi con ottimismo e preoccupazione per le conseguenze, c’è curiosità di capire cosa ne pensano del resto. Come viene percepito il web dai giovani italiani?

Secondo lo studio, oltre il 60% degli studenti intervistati vede il web come uno spazio familiare, apprezzandone le opportunità di espressione, condivisione e ispirazione. Tuttavia, solo il 20,5% ha ricevuto una formazione adeguata sul concetto di “cittadinanza digitale”.

In risposta a questa lacuna educativa, il “Movimento Etico Digitale” si propone di promuovere un approccio consapevole e proattivo al web attraverso varie iniziative, tra cui la Giornata Europea sulla Cittadinanza Digitale.

Un evento importante su questo tema è stata la live su Twitch del 20 ottobre 2023, organizzata dalla non-profit e che ha visto la partecipazione di 4.000 studenti italiani e una giornalista moderatrice insieme a cinque talenti del mondo digitale.

Intelligenza artificiale, quali conseguenze spaventano

Nonostante le preoccupazioni, la maggior parte degli studenti intervistati ha una visione piuttosto positiva dell’IA e del suo potenziale impatto sulla vita quotidiana. Il 32% ritiene fermamente che l’IA possa apportare grandi miglioramenti alla nostra vita, mentre un ulteriore 41% crede che porterà almeno alcune migliorie.

Tuttavia, il 15% dei giovani intervistati non considera l’IA come un fattore di miglioramento, mentre il 12% non ha ancora una posizione definita sull’argomento, forse a causa di una mancanza di informazione o di una comprensione superficiale della materia.

Ma quali sono le preoccupazioni dei ragazzi? Oltre il 51% degli studenti ha espresso preoccupazioni per l’uso improprio dell’IA e per le potenziali conseguenze ad essa associate. Il 52% è preoccupato per la perdita di posti di lavoro, mentre il 40% mostra preoccupazione per la sicurezza dei propri dati personali. Queste preoccupazioni sottolineano l’importanza d’integrare l’educazione sull’IA nel curriculum scolastico.

Secondo il comunicato stampa, ampliando le ore dedicate all’educazione civica digitale e introducendo temi legati all’IA, sarà possibile preparare la prossima generazione a navigare in un futuro sempre più digitale.

Insomma, sebbene i giovani italiani siano ottimisti riguardo ai risvolti positivi dell’IA, mostrano anche una serie di preoccupazioni legate al suo impatto sulla società. È fondamentale che le istituzioni e le scuole si impegnino nell’educare i giovani sul suo utilizzo, al fine di formare cittadini consapevoli e preparati ad affrontare i dilemmi etici e le sfide delle nuove tecnologie. Solo attraverso un’educazione adeguata si potrà garantire che l’IA e il digitale siano strumenti per il progresso e non fonti di preoccupazione.

Leggi anche: La tecnologia semplifica la vita ma aumenta lo stress: i risultati dell’indagine

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