Privacy digitale e sicurezza informatica: un’analisi

La crescente minaccia informatica ci permette di parlare ancora di privacy digitale? Rahul Bhusan, co-fondatore di Rize ETF, affronta il tema della cybersicurezza.
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La crescente minaccia informatica ci permette di parlare ancora di privacy digitale? Rahul Bhusan, co-fondatore di Rize ETF, affronta il tema della cybersicurezza.

Se si pensa ai recenti attacchi informatici, si nota sempre più spesso un forte accanimento nei confronti di profili di alto livello. Uno tra tutti il recente attacco al Colonial Pipeline, uno dei più grandi e importanti oleodotti degli USA. L’attacco, non solo ha colto l’azienda in modo del tutto impreparata costringendola a chiudere il proprio sistema informatico per sei giorni. Bensì, l’ha costretta a pagare i pirati informatici per una somma di 4,4 milioni di dollari. Ma non è l’unico. Infatti, si pensi al gigante brasiliano JBS, il più grande fornitore di carne al mondo, che a seguito dell’attacco ransomware ha dovuto pagare ben 11 milioni di dollari di riscatto (in bitcoin) per risanare il proprio sistema informatico.
Quindi, stando a quanto appena riportato, pagare gli hacker sembrerebbe esser diventata una prassi abitudinale.

Come riportato da Rahul Bhusan, le minacce nei confronti della privacy digitale in concomitanza della fuga di dati sensibili, sono fenomeni sempre più comuni. Ed è proprio per questo motivo che risulta fondamentale proteggersi da eventuali attacchi.

La rivoluzione dell’IoT

La rivoluzione conseguita a seguito dell’instaurazione dell’IoT (Internet of Things), ha implicato un aumento vertiginoso della quantità di dati creati ed utilizzati. Se si pensa sul lungo termine infatti, le dimensioni del mercato di dispositivi connessi andranno via via incrementandosi progressivamente. Arriveremo al momento di un’espansione del mercato IoT che includerà automobili, ospedali, macchinari industriali, attrezzature agricole e molto altro. Un mondo sempre più tecnologico, interconnesso e quindi con una maggior propensione alla condivisione dei dati a svantaggio della privacy personale.
In particolare, stando all’analisi riportata da Rahul Bhusan, entro il 2025, a fronte della diffusione della tecnologia 5G, i dispositivi connessi saranno oltre 25 miliardi. Il che implicherà la necessità di risolvere il problema legato alla protezione di minacce informatiche, ma al contempo proteggere la propria privacy digitale.

La privacy personale

Una delle questioni maggiormente esposta all’attacco informatico è legata al reperimento dei dati personali. Recentemente, il sistema sanitario irlandese è stato preso sotto attacco, perdendo così l’accesso ai dati dei propri pazienti. O ancora in California, 5 ospedali e diverse cliniche sono state paralizzate da un potente attacco ransomware.

Esiste ancora la privacy digitale?

Potrebbe sembrare che non esista più la possibilità di possedere una propria privacy digitale, ma come emerge dall’analisi di Bhusan, secondo la ricerca di Invisibly, il 68% degli intervistati ha affermato di ritenere la privacy digitale un elemento di estrema importanza. L’82% invece, ha sostenuto di adottare misure che vietano ad aziende e dispositivi di raccogliere e condividere i propri dati personali.

E’ proprio in funzione di questa sensibilità del consumatore, che Apple ha imparato a sfruttare a proprio vantaggio i punti critici. Infatti, il colosso americano, ha introdotto nei propri dispositivi con iOS 14.5 l’App Tracking Transparency, che impedisce ad app terze il tracciamento dei suoi utenti sul Web. Ma non è tutto, infatti ha anche annunciato che verranno introdotte ulteriori modifiche a tutela del consumatore anche a livello di iOS Mail, per impedire eventuali attacchi di raccolta d’informazioni sui tassi di apertura.

Il mercato della privacy digitale

Apple non è la sola a dimostrare interesse per i propri utenti. Anche Google ha aggiunto una Dashboard per la privacy su Android. Ma al contempo, esistono aziende focalizzate maggiormente sul placare le minacce indirizzate alla privacy digitale, utilizzando infrastruttura cloud o software di sicurezza zero trust. E’ questo il caso di Ping Identity, NortonLifeLock, IBM. Ma anche di nuovi volti nei mercati, come ForgeRock, società che produce software atti alla verifica dell’identità, la quale sta inoltre lavorando per munirsi di una propria identità digitale.

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