Il mondo della tecnologia e del cloud computing è stato scosso da un annuncio clamoroso: OpenAI ha firmato un accordo da 300 miliardi di dollari con Oracle per acquistare potenza di calcolo destinata allo sviluppo dell’intelligenza artificiale nei prossimi cinque anni. Si tratta di uno dei più grandi contratti cloud mai stipulati, rivelato in anteprima dal Wall Street Journal.
L’intesa, che prevede una spesa media di 60 miliardi di dollari all’anno, supera di gran lunga gli attuali ricavi di OpenAI, che si aggirano attorno ai 10 miliardi di dollari annui. Un impegno finanziario enorme che pone numerosi interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine, ma che evidenzia anche l’urgenza per la società guidata da Sam Altman di accedere a una potenza di calcolo senza precedenti.
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Un accordo strategico tra OpenAI e Oracle
Per soddisfare la richiesta di OpenAI, i data center Oracle dovranno garantire una capacità energetica pari a 4,5 GW. Per avere un’idea, si tratta della stessa quantità di energia consumata da circa 4 milioni di abitazioni. Un dato che dimostra come l’intelligenza artificiale generativa non sia solo una sfida tecnologica, ma anche energetica e infrastrutturale.
La notizia arriva a ridosso della pubblicazione degli ultimi risultati fiscali di Oracle, che hanno fatto impennare le sue azioni in Borsa del 43%. Questo incremento ha avuto un impatto diretto sulla ricchezza personale del presidente Larry Ellison, che per qualche ora ha superato Elon Musk diventando l’uomo più ricco del mondo. Attualmente Musk è tornato in vetta con un patrimonio stimato di 384 miliardi di dollari, ma Ellison segue a brevissima distanza con 383 miliardi e un incremento record di 191 miliardi nell’ultimo anno.
Il progetto Stargate e le partnership strategiche
L’accordo con Oracle rientra in un piano più ampio noto come progetto Stargate, che coinvolge anche realtà di primo piano come SoftBank. I nuovi data center saranno costruiti da Crusoe in diversi stati americani, tra cui Wyoming, Pennsylvania, Texas, Michigan e New Mexico. L’obiettivo è creare un’infrastruttura capace di sostenere l’enorme crescita della domanda di AI e favorire l’espansione di modelli linguistici sempre più avanzati.
Questo investimento evidenzia come la corsa globale all’intelligenza artificiale stia ridisegnando il mercato del cloud computing, con i colossi tecnologici pronti a stringere alleanze strategiche pur di accaparrarsi la leadership in un settore che si prevede sarà uno dei più redditizi del prossimo decennio.
Le ombre sull’accordo OpenAI-Oracle
Nonostante l’entusiasmo dei mercati, emergono alcune criticità. La domanda principale è: come farà OpenAI a sostenere un pagamento di 60 miliardi di dollari l’anno con un fatturato di soli 10 miliardi? Una sproporzione che alimenta dubbi sulla reale capacità della società di rispettare l’impegno a lungo termine.
Anche per Oracle esistono rischi significativi. Affidare una parte consistente delle proprie entrate a un unico cliente può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Inoltre, rispetto a competitor come Microsoft, il colosso fondato da Ellison presenta un livello di indebitamento decisamente più alto: il rapporto debito/patrimonio netto di Oracle è del 427%, contro il 32,7% della società di Redmond.
Questi numeri sottolineano la complessità dell’operazione e il delicato equilibrio che entrambe le aziende dovranno mantenere per garantire stabilità e crescita.
Un futuro dominato dall’intelligenza artificiale
L’accordo tra OpenAI e Oracle non rappresenta solo un record dal punto di vista finanziario, ma segna anche un passaggio fondamentale nella trasformazione del settore tecnologico. La crescente richiesta di potenza di calcolo per addestrare modelli di AI generativa dimostra come le aziende siano disposte a investire cifre astronomiche pur di restare competitive.
Se da un lato questo porterà a un’accelerazione nello sviluppo di soluzioni sempre più sofisticate, dall’altro apre scenari di riflessione su temi cruciali come il consumo energetico, la sostenibilità finanziaria e la concentrazione del mercato del cloud nelle mani di pochi player globali.