La sostenibilità non è a costo zero

La sostenibilità non è a costo zero

C’è una scuola di pensiero, a cui appartengono alcuni esponenti della comunità finanziaria, secondo cui la crescente attenzione verso la responsabilità sociale d’impresa (CSR) apporterebbe vantaggi a tutte le parti coinvolte. I sostenitori di questa linea di pensiero si dicono convinti che ad incrementi salariali seguirebbero fatturati e produttività superiori, con una conseguente riduzione dei costi. Ritengono che ridurre le emissioni inquinanti, non solo aiuterebbe il pianeta, ma accrescerebbe anche gli utili netti delle imprese. Purtroppo questi assunti non potrebbero essere più lontani dalla verità. La sostenibilità non è a costo zero e, a nostro parere, gli sforzi in questa direzione metteranno in difficoltà molte aziende, portandone addirittura alcune al fallimento.

Trend in accelerazione La pandemia ha accelerato molti trend di lungo periodo ormai evidenti come i media digitali, il cloud computing e il lavoro da casa. Purtroppo però in questo periodo si sono anche aggravati fenomeni meno tangibili, come la solitudine e la disuguaglianza economica. Particolarmente interessante, invece, risulta essere la crescita della domanda da parte degli investitori per una svolta nel comportamento delle aziende. I dati che svelano il crescente interesse degli investitori per i criteri ESG attraverso i flussi di fondi sono elevati, ma ciò che ci colpisce di più è la maggiore inclinazione dei management aziendali nel riconoscere l’esigenza di pratiche di business più sostenibili. Perché la sostenibilità è importante È ampio l’elenco di motivazioni che spingono la società civile, i governi e particolari gruppi di interesse a prendere in considerazione le tematiche ESG.

La spinta più evidente deriva dal fatto che affrontare queste problematiche è cruciale per la sopravvivenza a lungo termine della nostra comunità globale. Le conseguenze di questioni, come il cambiamento climatico fuori controllo o la crescente disparità di reddito, se irrisolte, potrebbero avere gravi e profonde ripercussioni. Ci preme tuttavia mettere in luce come sia cambiata la reazione delle imprese nei confronti di queste tematiche, i cui management hanno iniziato a prestarvi attenzione solo ora che gli investitori invocano pratiche di business più sostenibili. Ma questo conta, e non poco. La materialità è cruciale La sostenibilità aprirà nuove opportunità di business per alcuni, ma acuirà i rischi per altri, allargando considerevolmente i divari nel valore d’impresa a lungo termine di molte società.

Ma ciò che l’attuale narrativa ESG tende in buona parte a trascurare è la materialità finanziaria, che a sua volta si ripercuote inevitabilmente sulle quotazioni degli asset finanziari. Ad esempio, un rapido aumento del salario minimo negli Stati Uniti metterebbe senza dubbio a dura prova vari modelli di business. Alcuni distributori al dettaglio finirebbero alle strette: se è già allarmante il ritmo al quale alcune imprese di questo settore stanno andando fuori mercato per sostenere il pagamento del salario minimo orario di 7,25 dollari, come potranno sperare di sopravvivere con un livello portato a 15 dollari? Alcuni negozianti riusciranno ad adattarsi grazie al loro posizionamento competitivo o facendo leva su altri punti di forza. In realtà alcuni lo hanno già fatto tramite bonus e aumenti salariali dall’inizio della pandemia, ma per molti altri questa corsa alla sostenibilità si tradurrà in grandi sfide sul fronte della redditività.

Da uno sguardo agli ultimi 100 anni, una cosa appare chiara: gli operatori economici che si sono affermati con modelli tradizionali non riescono a cavalcare le svolte tecnologiche. E l’orientamento verso la sostenibilità è una forza dirompente, simile alla rivoluzione industriale o all’avvento di internet: definirà la società e il panorama d’investimento dei prossimi decenni. Ma non a costo zero. Ci saranno dei vincitori e alcuni perdenti illustri. Questo nuovo paradigma si sta dispiegando in un periodo in cui i premi al rischio sono ai minimi storici, a indicazione che l’allocazione responsabile dei capitali è più importante che mai.

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