I vegani dell’Intelligenza Artificiale: una scelta etica e consapevole

Scopri il fenomeno dei vegani digitali: una minoranza di professionisti e studenti che rifiuta l’IA per preservare creatività, etica e ambiente.

Mentre l’intelligenza artificiale diventa sempre più centrale nella vita personale e professionale, cresce una nuova controcultura: i “vegani dell’AI”. Questi utenti, tra studenti e professionisti digitali, scelgono di limitare o rifiutare l’uso dell’IA per motivi etici, ambientali e cognitivi, ponendo un interrogativo cruciale sul prezzo reale della tecnologia.

Una resistenza consapevole al dominio dell’AI

La diffusione dell’intelligenza artificiale segue spesso lo schema di altre rivoluzioni tecnologiche: inizialmente un lusso, poi un obbligo sociale e professionale. Tuttavia, alcuni gruppi hanno deciso di opporsi volontariamente a questa narrazione, scegliendo un’astinenza digitale deliberata. Questi “vegani dell’AI” non sono contrari al progresso per ignoranza, ma per scelte ponderate, basate su convinzioni personali e riflessioni critiche.

Avversione algoritmica e motivazioni etiche

Il fenomeno alla base di questa scelta è noto come avversione algoritmica, ovvero la preferenza per decisioni umane rispetto a quelle generate da sistemi automatizzati, anche se statisticamente più accurati. I vegani dell’AI fondano la loro scelta su tre pilastri principali: etica dei dati, sostenibilità ecologica e tutela della salute cognitiva.

L’aspetto etico riguarda principalmente l’uso dei dati e la proprietà intellettuale: i modelli di IA sono addestrati su opere creative, testi, immagini e musica, spesso senza il consenso degli autori originali. Per molti, rifiutare l’uso dell’AI significa protestare contro un sistema che sfrutta il lavoro creativo non retribuito.

L’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale

Un’altra motivazione è l’impronta ecologica dei sistemi di IA. L’addestramento e l’esecuzione dei modelli generativi richiedono enormi quantità di energia e risorse, paragonabili a quelle consumate da intere popolazioni. I vegani dell’AI considerano insostenibile sostenere un sistema che genera un impatto ambientale così massivo, paragonabile alle critiche mosse all’allevamento intensivo nel settore alimentare.

Salute cognitiva e debito mentale

Il terzo pilastro riguarda la salute cognitiva. L’eccessiva delega all’IA può ridurre le capacità mentali autonome, causando un “debito cognitivo”: la riduzione delle attività cerebrali legate alla memoria e alla creatività. L’astensione dall’uso dell’intelligenza artificiale diventa quindi un esercizio di protezione mentale, una sorta di ginnastica per preservare le abilità intellettuali e creative.

Una nicchia che cambia il dibattito tecnologico

Il veganismo digitale rimane per ora una minoranza, ma il suo valore sta nel riportare l’attenzione su costi ecologici, morali e cognitivi legati all’adozione indiscriminata dell’IA. Non si tratta di un rifiuto della tecnologia in sé, ma di una richiesta di scelte consapevoli e responsabili, che bilancino innovazione e sostenibilità.

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